Kaddish – parte 3

Dal libro Doktor Wolf – storia di Hitler e del nazismo, di prossima pubblicazione.

 

 

‘Probabilmente in origine anche l’ariano fu un nomade e solo in un secondo tempo si fermò stabilmente. Ma non per questo egli fu mai ebreo!… L’ebreo è un parassita nel corpo di altri popoli.’

 

(Dal Mein Kampf)

 

È uno di quei giorni in cui l’io si rivolta come un guanto. Ogni pensiero, ogni considerazione pretendono di venire espressi francamente, papale papale. Il foglio attende. Facendo il punto della situazione, Paul non vede di cosa potersi felicitare. Ammesso che riesca a farla franca, che posto potrebbe occupare lui in questa… situazione? Procacciarsi un passaporto contraffatto e scappare dalla Germania: è l’unica…

Non gli riesce di scrivere, perciò cerca di documentare il suo stato d’animo in un modo più sbrigativo: traccia delle linee; ombre come su terracotta millenaria. Tutto stilizzato… Dopo un po’, sia la penna che il lapis, sia la china che le matite colorate si rifiutano di adempiere agli ordini del cervello. È anche per colpa dei due ragazzotti che occupano la camera adiacente, i quali non la smettono più di mettere parecchi decibel nella voce, come se stessero litigando. «Deutschland über alles… Führer Heil!» Ognuno festeggia il nuovo anno a modo proprio.

Paul si mette a scarabocchiare ferocemente il papiro e, vedi vedi, questo pasticcio disvela in ultimo una certa struttura, un abbozzo di senso. Sta a guardare il guazzabuglio totale d’inchiostro e grafite con occhio stupito: senza volerlo, ha tratteggiato la gerarchia com’è intesa dalla Cabala. Proprio in alto è la Corona, il Cristo Cosmico, nevvero, il Padrone dell’Universo; da non confondersi con la figura storica di Gesù. Nel mezzo ci sono questi cerchi, riempiti di tracce… non c’è dubbio: sono la Madonna col Bambino, è la metafora dell’anima, dov’è contenuta la luce dell’Onnipotente. Ai piedi dello schema si affollano tante ombre, che paiono sciamare verso una casetta, la quale non può essere altro che la sinagoga di Bet-El, la Magione di Dio, centro della Cabala da circa 200 anni.

Forse la soluzione sta proprio nel ritrovare le radici, non nel rinnegarle. Il disegno parla chiaro. La Cabala è la via della Salvezza. Cabala: tradizione ebreo-cristiana del sapere nascosto. Il messaggio è: essere coscienti di ogni singolo istante, esaminarsi senza soluzione di continuità. Sia nel movimento del Chassid che negli ambienti cristiani, la Cabala è tuttora una tradizione viva. Fa spiccare la gioia di vivere, il trasporto, la gratitudine alla magnificenza del Creatore. Come mai Paul non è mai entrato a far parte di un circolo cabalistico?

Si alza dal tavolino. Perché non ha mai saputo di essere religioso, un credente, un mistico. Ecco perché!

Apre la finestra. La pensione non blandisce i suoi ospiti con magnifiche vedute: la metà delle stanze dà su un cortile in comune con altri edifici e l’altra metà s’una stradina in perpetua eclissi. È il fondo della stradina ciò che Paul può rimirare. Un brutto luogo, la pensione; ma utile per buttarsi di sotto dopo aver fatto i conti con l’amarezza. Sul muro dirimpetto è appiccicato un manifesto su cui, anche nel crepuscolo e nella brina gelida, campeggia la croce uncinata. Da altre strade proviene una canzonaccia… Richiude: sono da preferire cori molto più a modo per l’ultima follia, l’ultimo urlo di turbamento, l’ultimo salto nel buio.

La neve ha smesso di cadere. La notte si preannuncia particolarmente fredda.

Torna a osservare il disegno e si gratta pensosamente l’inguine. Sarebbe in grado di scrivere frasi o magari singole parole in ebraico? Probabilmente no. Niente, niente sa fare! Beh, proprio niente no: Monika può testimoniarlo. E se lei… gli desse un figlio? Ogni tanto gli impicci accadono. Questo tipo di storie saltano fuori non di rado: due vanno a letto e, già la prima volta… Uhm. Si risiede. Spiana un nuovo foglio, su cui traccia delle consonanti a caso, così come gli salgono alla memoria:

 

ת   ש   מ   ל   כ

 

Quando ha terminato, la sua fronte è tutta aggrottata. No, no: secondo il Sefer letzirah, il Libro della Formazione, solo ai sapienti è dato di combinare le lettere dell’alfabeto. In questa maniera, i sapienti suscitano un animale, automa o essere spirituale – un golem. Nel Talmud si parla di rabbini creatori di uomini, ma la loro azione è condannata. Sulla fronte del golem si scrive ’emet’, cioè “verità”. Quando occorre disfarsene, si cancella la ‘e’ e rimane ‘met’, ovvero “morte”…

Le voci, di là, si moltiplicarono. I due studenti avevano ricevuto visite. Le voci uscirono in corridoio e crebbero d’intensità, sostando dietro al suo uscio. Erano almeno in cinque o sei. Paul rimase al suo posto e non reagì affatto quando la porta si spalancò e alcune facce si sporsero a guardarlo. Buon anno, maschere da incubo!

«Eddài, esci, Kamerad!» urlò uno dei ragazzotti (lui non seppe associare quella specie di raglio a nessuno dei volti). I sorrisi che facevano capolino dallo spiraglio si spensero di colpo quando gli occhi si posarono sul foglio. E d’ora in poi furono occhiate d’odio. «A-ah!» esclamò uno dei figuri. Paul lo guardò: era quello che stava davanti a tutti, albino, dalla faccia lievemente butterata. E, più che ragliare, abbaiava. «Non ve l’avevo detto?» chiese Albino, rivolto agli altri.

Paul reagì: con tutta la calma di questo mondo, si tirò su andando incontro ai suoi indesiderati visitatori. «Prost, Kameraden!» fece, con aria goliardica. Dopo uno sconnesso dialogo da cui uscì comunque vincitore, li spinse fuori. Erano ubriachi, naturalmente, e credevano che anche Paul lo fosse. Li sentì ritirarsi nella camera accanto, dapprima perplessi, poi vocianti sempre di più. Erano di sicuro più giovani di lui; nondimeno, nient’affatto da sottovalutare. Non diede loro il tempo di prendere una decisione: in punta di piedi sgusciò via, scese le scale, fu in strada e si lasciò la pensione dietro di sé, costringendosi a ignorare il freddo pungente.

 

 

Trascorsa qualche ora, non saprebbe più dire dove si trova. È fermo a un angolo ignoto e saltella come un pugile che fa il riscaldamento. E, mentre saltella, cerca di vedersi con gli occhi dei passanti: non assomiglia forse a loro? A tutti questi bravi cristiani? Non ne è più così sicuro. Dopo aver inspirato come un nuotatore in difficoltà l’azoto sottozero finché i polmoni non gli dolgono, ficca il muso nel colletto e riprende la passeggiata senza meta. Via, via dalla città. Errante, ramingo, come si addice a uno della sua specie. Via, senza voltarsi indietro. Buon anno a me stesso.

Quest’andarsene non gli farebbe poi tanto male, se non fosse per Monika. Proprio di una Deutsche doveva innamorarsi! Già, ma chi avrebbe potuto prevedere che le cose prendessero una simile svolta?.. Non sa di preciso che cosa sarebbe stata Monika per lui, in un altro contesto: piccola stella, piccola dea o piccola cianfrusaglia. Anche così è piccola, comunque, e di certo si farà dei pensieri sulla sua sparizione.

Lui va e si scorda di controllare lo scorcio di strada dietro le sue spalle. Ma chi potrebbe ritrovarlo? Ha inforcato gli stivali delle sette leghe e, dove prima c’erano solo caseggiati (stranamente oscuri e silenziosi per essere la notte di San Silvestro) si indovinano sempre più ampi stralci di campagna. E il gelo aumenta. Lui va, e, se si ferma, è solo per fare un goccio d’acqua (vapori che salgono dal ghiaccio intaccato). Va per sentieri molto meno battuti e continua ad andare anche dopo che la notte è talmente buia da impedirgli di vedere dove poggiano i piedi. Cosa importa se inciampa e cade! Da questo momento in poi, per lui le tenebre e il ghiaccio non avranno più fine. E, suo unico compagno in questo cieco peregrinare, sarà un canto elegiaco: il Kaddish, lamento per i morti.

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