Racconto musicale

 

Diablo Records, Inc.

 

Un racconto di franc’O’brain sull’industria musicale e i sogni infranti di un giovane artista

 

  Diablo Records è in formato eBook (Kindle Amazon)

 

(…) New York. Tutto solo nel circo di Manhattan, tra i canyon dalle pareti di vetrocemento. Gente gente gente. Fare windowshopping sulla Quinta Avenue, fermarsi davanti alla vetrina di Tiffany’s e di altri negozi di lusso, giocare col glamour che non possedemmo mai e che adesso possiamo ordinare a piacimento, semplicemente facendo schioccare le dita.

Non ci sono eroi, solo folli. Alcuni folli raggiungono il successo, l’apice della popolarità, fanno (sì!) soldi. Mooolti soldi. E vediamo la loro faccia ovunque. Altri vanno a finire sotto i ponti. Li chiamiamo straccioni, asociali. Ma forse loro non sono i rifiutati bensì i rifiutatori. In mezzo ai due poli di follia, una marea di idioti. Scontenti, sazi, reazionari, qualunquisti, stupidi, scontenti, scontenti, sgarbati. Una vita senza relax. Nessuno può permettersi uno sbaglio, nessuno può covare rimpianti.

Columbus Avenue.

 

 

Ho paura quando scopro me stesso – o quando scopro quello strano tizio che afferma di essere me – in mezzo agli idioti. Lo vedo parlare e ridere con loro. Vive accanto a loro, spesso; per forza di cose. Non sa ancora decidersi se puntare verso il castello, la torre d’avorio, oppure strisciare sotto un ponte. Non sa ancora decidersi se può permettersi, come Syd Barrett, la Nuvola da Sogno od optare per due metri quadrati di terra nuda.

Non c’è via di scampo?

 

 

Times Square.

 

Lasciarsi andare? No. No. Njet. Non.

Fondare il proprio sistema massimo nel cuore caotico del sistema vigente: that’s it. Pedalare. Fare suoni e poi far silenzio e poi altri suoni ancora. Scarpinare. Trovare la Blues House.

Tutte queste persone… Hanno paura del nuovo millennio. Oppure ne ridono.

Io dico solo questo:

Scrivete sul vostro diario la data di oggi: 9 settembre 1999, ore 9.

 


Times Square, dunque.

 

I’m just gonna rap it

play it

rap

the motherfucker rap it down

gonna play it rapid

rap it down

***

 

«Le canzoni me le scrivo io! Le vostre fanno schifo.»

«Chiudi la bocca. Potremmo investire in un paio di rapper e fare soldi a palate. E invece abbiamo scelto voi. “Gli artisti”! Ah!»

 

***

 

 

Nascondersi in quell’anfratto chiamato ‘Sala Giochi’. La tele accesa: MTV. Mainstream. Ignorano completamente (non per malizia ma per miopia congenita) i nomi nuovi. Gruppi che nessuno osannerà mai, anche se pieni di talento. Eccone ora uno, un sottogruppo, diventato invece famoso… i Demential Perspectives! (A bocca aperta, quasi non riconoscendo se stesso e i suoi compagni nel videoclip paranoico). Cinque ragazzi che hanno stipulato un contratto che li ha privati dell’anima, cinque piccoli messia incapaci di camminare sulle acque e tanto meno di moltiplicare i pani e i pesci. (…)

 

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