‘Rock the Kasbah’ un flop? Ma chi lo dice?

Perché un film fa fiasco? 

Spesso le ragioni non dipendono affatto dal film… Esempio: Rock the Kasbah (2015), con Bill Murray

Bill Murray è uno stupendo attore e Barry Levinson lo ricordiamo come regista di Rain Man – L’uomo della pioggia (Oscar per la migliore regia) oltre che Sleepers, con Brad Pitt.

Levinson ha diretto anche Rock the Kasbah, dedicato a Setara Hussainzada, la ragazza che ha avuto il coraggio di cantare e ballare nel programma Afghan Star (il nostro X-Factor; o, se volete, un po’ tipo American Idol – che, nell’universo dei talibani, è comunque una roba inaccettabile).

 Link: Afghan Star è divenuta una piattaforma per il movimento di liberazione delle donne (articolo in ingl., India Times)

 Link: Conduttore dell’X Factor in Afghanstan è ora un eroe dei diritti umani (Il Giornale

I fatti reali ci dicono che, quando la 21enne Setara Hussainzada si è presentata sul palco davanti alle telecamere a cantare (il programma non lo prevedeva per le donne!), nell’intera nazione afghana si è levato un urlo di indignazione. Ad un certo punto, Setara ha cominciato a ballare. E, quando ha fatto scivolare pure il velo, mostrando un trucco come le attrici indiane di Bollywood, la frittata era completa. Scoppiò il finimondo! 

https://youtube.com/watch?v=QN0sdr_fSH4%26nbsp%3BTrailer

Il film con Bill Murray mostra molto di meno, è meno clamoroso, sebbene ben architettato e con l’implementazione di nuovi personaggi. Qui, la cantante afghana (incoraggiata dal suo manager) timidamente sale sul palco, sì, si toglie il velo, e poi canta… in inglese. La sentiamo esibirsi – nonostante sia visibilmente spaventata per le facce del pubblico – in una bella versione di “Wild World”, di Cat Stevens. 

 Leem Lubany (attrice palestinese) interpreta Salima Khan

Nel film vediamo Murray, in forma eccellente pur se con la faccia rugosa, nei panni di Richie Lanz, da Los Angeles. Richie è un manager e scopritore di talenti la cui carriera non ha mai avuto momenti davvero brillanti. La sua agenzia è in via di fallimento e ormai ha un’unica cliente, la giovane cantante spiantata Ronnie. Durante una visita in un locale da ballo / da sballo dove lei si esibisce, un amico  avvicina Richie Lanz e gli consiglia di lanciare la bella e – secondo le nostre orecchie – anche brava Ronnie in Afghanistan, dove sono stanziati tanti soldati americani affamati di eventi che possano distrarli dal grigissimo (e periglioso) tran-tran di quella lontana e ostile terra. Detto, fatto: Richie e Ronnie partono. Quest’ultima purtroppo non si adatta a quella realtà così differente da tutto ciò cui lei è abituata e l’uomo rimane da solo nel suo misero albergo e, quel che più conta, senza neppure uno spicciolo in tasca; né passaporto. Lei, Ronnie, gli ha sottratto il portafoglio… 

A sinistra: la bella Zooey Deschanel (Ronnie)

Girovagando senza meta per Kabul, Richie fa conoscenza con Merci, una giovane donna americana che è lì per prostituirsi. Poi viene agganciato da due tipi loschi (anche questi occidentali allo sbaraglio) che gli offrono un lavoro: trasportare armi fino a un villaggio pashtun. Ed è in quel posto sperduto nel deserto di pietre e sabbia che il vecchio e fallito manager scopre la voce straordinaria di Salima, una ragazza del posto. Fiancheggiato da Merci, decide di fare esordire Salima nel programma Afghan Star. Ma il padre della ragazza e l’intera tribù sono, per ovvi motivi (religiosi e culturali), tutt’altro che entusiasti dell’idea.

Nelle foto sopra: “Smoke on the water” suonato nella cerchia di guerrieri pashtun e (sotto) Kate Hudson in una scena a fianco di Bill Murray

Sia la story che la sua realizzazione – il prodotto finito – risultano essere tutt’altro che malvagi. Diremo di più: essendo in primis una commedia, Rock the Kasbah non pecca assolutamente di momenti divertenti; sempre restando che l’accento della narrazione cade sulla differenza di usi, costumi e mentalità tra noi – europei e americani – e gli afghani (i quali, come sappiamo, sono in guerra tra di loro e con il mondo intero). 

La recitazione è più che discreta: a parte il fantastico, stagionato Murray (che non sembra faticare per nulla nello scivolare nei panni di Richie, un manager di spettacoli rock uso a darsi un po’ troppe arie), da segnalare la naturalezza di Kate Hudson (la bella prostituta bionda Merci), Zooey Deschanel (attrice-cantante losangelina dal fascino innegabile, qui nel ruolo della schifatissima Ronnie), Bruce Willis come legionario-avventuriero “Bombay” Brian nonché il simpatico Beejan Land, australiano di origini persiane, nei panni di Daoud Sididi, tassista di Kabul con la passione della musica angloamericana.

Beejan Land (nel ruolo di tassista-guida) e Bill Murray

Sembra assurdo ma Rock the Kasbah è stato uno dei peggiori flop del 2015! Accolto negativamente sia dal pubblico che dalla critica, ha incassato non più di 2,9 milioni di dollari in tutto il mondo – e ciò dopo aver bruciato un budget di 15 milioni.

Motivi del flop?

Sicuramente estranei al valore della pellicola in sé. 

Quando una cosa del genere accade, ci sono di mezzo il marketing e persino la politica. 

Intolerance, 1916

In tutta la storia del cinema, non sono poche le pellicole valide che hanno fatto fiasco al botteghino. Elenchiamo di seguito alcuni casi celebri:

Intolerance, il film di David Wark Griffith che seguì Nascita di una nazione. A causa di continui ritardi nella produzione, Intolerance non venne rilasciato prima della fine del 1916, in un momento in cui il messaggio pacifista lanciato dal regista-produttore andava in direzione opposta e contraria allo spirito del momento (gli Stati Uniti erano prossimi a intervenire nella Prima Guerra Mondiale).

Altro significativo esempio di cause esterne che hanno causato il fallimento economico di una pellicola: United Passions, docudrama sulla FIFA del 2015 (stesso anno di Rock the Kasbah). United Passions venne stroncato dalla critica. Inoltre, per sua sfortuna venne proiettato negli U.S.A. nel periodo in cui i vertici della FIFA finirono sotto indagine per frode e corruzione! Ciò, unita alla risaputa indifferenza culturale e storica – in generale – per il calcio da parte degli americani, mantenne bassissimi gli incassi: soltanto 918 dollari nel primo weekend di programmazione nelle sale (!).

 Il conquistatore non fu solo un fiasco commerciale: il film, girato nei pressi di una zona dove si tenevano esperimenti atomici, costò la morte prematura ad alcuni degli attori. Dick Powell morì di cancro nel gennaio 1963, anni dopo il completamento della pellicola, Pedro Armendáriz si suicidò sempre nel 1963, in fase ormai terminale, dopo che nel 1960 gli venne diagnosticato un tumore renale; Susan Hayward, John Wayne e Agnes Moorehead (questi ultimi due ad ogni modo erano forti fumatori) perirono di cancro negli Anni ’70. John Hoyt morì di tumore polmonare nel 1991… 

Alcuni film possono rivelarsi dei fischi commerciali se rilasciati in contemporanea a gravi catastrofi, come avvenuto per gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 o per la pandemia di COVID-19. E, non raramente, il flop di una pellicola comporta pesanti indebitamenti, talvolta fino alla bancarotta, per major e non-major: è accaduto con la RKO (Il conquistatore, film del 1956 diretto da Dick Powell e prodotto da Howard Hughes con John Wayne nel ruolo del condottiero mongolo Gengis Khan), la United Artists (I cancelli del cielo sotto la direzione di Michael Cimino, autore, appena due anni prima, del pluripremiato Il cacciatore), la Carolco Pictures (Corsari, alias Cutthroat Island, entrato nel Guinness dei primati come maggior flop cinematografico della storia; il regista, il finlandese Renny Harlin – all’anagrafe Lauri Mauritz Harjola – non terminò affatto la sua carriera: anzi…!) e diverse altre. In tempi recenti, il flop del film Milo su Marte (Mars Needs Moms), film d’animazione del 2011 diretto da Simon Wells (britannico; pronipote del grande scrittore inglese H. G. Wells), ha portato al fallimento della ImageMovers Digital. Milo su Marte è costato 150.000.000 e ha incassato in tutto il mondo 39 milioni circa.

Per inciso, il primo e unico vero film di Simon Wells con attori veri, The Time Machine, trasposizione del racconto omonimo del bisnonno George Wells La macchina del tempo (il filmThe Time Machine usa il ‘matte painting’ e la computer grafica, oltre a esservi inseriti concetti New Age), ebbe un buon incasso: 123.729.176 dollari al botteghino, a fronte di un budget di realizzazione di 80 milioni di dollari; venne però accolto generalmente in maniera negativa dalla critica.

Ecco una clip di The Time Machine, per la regia di Simon Wells: tanto per ricordarci che di film da riscoprire ce n’è tanti https://www.youtube.com/embed/W9SemYK9HEw

Il fiasco di un film può essere dettato, tra gli altri fattori, anche dalla pessima promozione (accade a tanti indipendent movies). O dagli elevati costi di produzione malgrado i discreti guadagni al botteghino. Spesso, il budget viene “sfondato” durante la realizzazione, a causa anche della lievitazione i costi. Il già citato I cancelli del cielo del 1980, di Cimino, per via di ritardi nella realizzazione, vide salire il budget da 12 milioni di dollari a 44, per poi incassarne appena 3,5 milioni. Simile destino ebbe Sahara, film del 2005, tratto dall’omonimo romanzo di Clive Cussler (anche se lo stesso scrittore ha molto criticato la sceneggiatura del film, considerandola distante dal libro), il cui incasso nelle sale fu di 119 milioni di dollari a fronte di un budget di (!) 281,2 milioni

Heaven’s Gate, cioè I cancelli del cielo; locandina originale

Nel rapporto tra spese di produzione e incasso, il film di più basso introito è stato Le avventure di Stanley (A Troll in Central Park), cartoon statunitense del 1994 costato 23.500.000 $ ma che ne ha incassati appena 71.368, pari allo 0,3% del budget. Con una perdita del 99,7%, Le avventure di Stanley detiene il triste primato di film flop con il più basso introito.

Hanno fatto e sempre faranno fiasco, anche in futuro, film non necessariamente brutti ma semplicemente o troppo complessi (come nel caso de I cancelli del cielo) o, al contrario, talmente deludenti dopo le prime proiezioni da determinare il passaparola del pubblico: un elemento decisivo per determinare il successo o meno nei cinema.

I cancelli del cielo: Isabelle Huppert 

Heaven’s Gate è un western atipico, girato da Michael Cimino sull’onda del successo de Il cacciatore (The Deer Hunter). È un affresco potente e drammatico della storia nascosta degli americani, quella che loro non amano ricordare; un film assolutamente unico per fastosità, ambientazione e per la bellezza lirica delle immagini. Eppure, la United Artists (fondata nel 1919 come casa di distribuzione da quattro grandi attori e registi di Hollywood: Charles Chaplin, Douglas Fairbanks, Mary Pickford e David Wark Griffith, allo scopo di rompere lo strapotere delle major) andò in bancarotta. La United Artists passò poi nelle mani della Metro Goldwyn Mayer e, dal 2022, è parte di Amazon Studios.

Gigli (Amore estremo, in italiano), con Ben Affleck e Jennifer Lopez che allora – nel 2003 – erano una coppia anche nella vita, fallì semplicemente per essere un film pessimo; come tale, ha vinto tutti i Razzie Awards possibili (peggior film, peggior regista, peggiore sceneggiatura, peggiore attrice e via dicendo) ed è in quasi tutte le liste, se non tutte, di Worst Movies Ever (qui una delle tante).

Flash Gordon, 1980: un fumettone fatto bene. Eppure…

Altro flop o simil-tale fu Flash Gordon del 1980, una produzione di Dino De Laurentis che vedeva nel cast uno dei titani tra i mimi del XX secolo: Max von Sidow. Flash Gordon divenne un flop perché gli americani lo considerarono troppo poco americano, nonostante si ispirasse alle gesta di un eroe dei fumetti americanissimo. Fu un colossal di ben 35 milioni di dollari con un soundtrack comprendente brani dei Queen (autori dell’omonimo album). Ricavò negli Stati Uniti soltanto 27 milioni di dollari. Invece, nel Regno Unito andò bene: 13.864.652 sterline di incasso. Troppo poco comunque per essere considerato un vero e proprio successo. Oggi è un “cult” della fantascienza e, nel frattempo, anche i critici più duri di testa hanno rivalutato sia l’interpretazione dell’attore principale, Sam Jones (a suo tempo deriso con l’assegnazione di un Razzie), sia il lavoro fatto dal regista, Mike Hughes.https://www.youtube.com/embed/LfmrHTdXgK4

Altro flop: Ishtar, con Dustin Hoffman e Warren Beatty. I critici lo considerarono (ingiustamente) “uno dei peggiori film di sempre”. È stato rivalutato soltanto molto dopo… La storia non è troppo dissimile da quella di Rock the Kasbah: in Ishtar, due cantanti mediocri vengono ingaggiati per intrattenere le truppe stelle-e-strisce in un piccolo Paese nordafricano (“Ishtar”, appunto). E lì si trovano nel bel mezzo della rivoluzione. Si dice che sorsero dissidi tra Elaine May, la regista, Warren Beatty (che era anche il produttore) e il direttore della fotografia Vittorio Storaro. Un cambio di dirigenza ai vertici della Columbia Pictures durante la post-produzione causò altri problemi professionali e personali che ritardarono l’uscita della pellicola… Costi: 55 milioni di dollari. Incassi: 14.

Arnold Schwarznegger ricopre il ruolo principale in Last Action Hero – L’ultimo grande eroe, che ironizza sui cliché dei film d’azione, presentando diverse parodie e riferimenti tipici al genere. Last Action Hero non fu capito, almeno in America. Eppure, è un grande prodotto d’intrattenimento, con Schwarzenegger che, oltre al protagonista John Slater, interpreta se stesso. Ci sono numerosi riferimenti a tanti altri film e ottimi camei. Le varie comparsate di divi del cinema e della musica includono (nei panni di se stessi) Sharon Stone, Robert Patrick, James Belushi, Jean-Claude Van Damme, Damon Wayans, Tina Turner, Little Richard. Budget altissimo per l’epoca: 85 milioni di dollari, ma negli U.S.A. il film ne ricavò solamente 50 al botteghino. Recuperò parzialmente, a livello globale, con gli incassi in home video.

Buon per Spielberg che rifiutò la direzione del film: lui stava preparandosi a girare il capolavoro Schindler’s List… McTiernan, regista di Last Action Hero, che veniva da Caccia a ottobre rosso ma anche dal clamoroso fiasco di Mato Grosso, riuscirà a riprendersi solo con Die Hard, filmaccio d’azionaccia con Bruce Willis.

Il caso di Dune, il film diretto da David Lynch tratto dai romanzi di Herbert, è arcinoto. La pellicola dura tre ore, tre ore in cui si cerca di condensare l’intero universo – ingarbugliato, ammettiamolo – del pianeta Arrakis (chiamato anche “Dune”) con tutti gli eventi che coinvolgono la Casata Harkonnen, il duca Leto Atreides e suo figlio Paul… Lynch è riuscito a costruire un film geniale e visionario, purtroppo per lui però distante dalle classiche produzioni hollywoodiane ossia dai gusti del pubblico. Con il risultato di mandare in crisi De Laurentis.

Link: Film brutti che brutti non erano   (su Il Post)

Ce ne sono tanti altri: Ragtime, Rambo 3, 1941 allarme a Hollywood (il fiasco di Steven Spielberg!), Beloved (importantissimo film di Jonathan Demme tratto dal romanzo di Toni Morrison circa le conseguenze a lungo termine della schiavitù degli afroamericani), Bounty (con un giovane Mel Gibson), Un sogno lungo un giorno (il flop di Francis Ford Coppola, film con musiche di Tom Hanks e più tardi rivalutato), Waterworld (contrassegnato da risse verbali tra regista – Keviy Reynolds – e produzione) …

Link a proposito di quest’ultimo: presentazione/recensione di Waterworld

                                                Tornando al “nostro” film…

Riguardo a Rock the Kasbah (titolo che fa riferimento a un brano della band punk britannica The Clash), non si capiscono neppure certe critiche impietose: la pellicola ha “tempo”, ha ritmo; non è povera di action, rimane tutto il tempo umana ed emozionale / emozionante, conservando un occhio di riguardo per la cultura o le culture aliene dell’Afghanistan e dell’Islam in generale; e ci mostra de facto la realtà di Kabul, un mare di edifici fatiscenti e rovine dove si assiepano numerosi cittadini anche stranieri e dove tribù e gruppi religiosi si antagonizzano a forza di mitragliate e bombe.

Io l’ho riguardato su un programma di film in streaming e, beh, ne sono rimasto abbastanza deliziato. 

Quando scegliete un film, scegliete bene e, se vi è piaciuto, parlatene! Chissà che non diventi un cult a posteriori. (Basti pensare a Donnie Darko!)  

Il mercato dell’home video ha spesso mitigato la delusione dei produttori, permettendo alle major cinematografiche di rifarsi, almeno in parte, delle somme investite. Ci sono film, come i già citati Dune –  regia di Lynch – e Waterworld – con Kevin Kostner -, costati uno sproposito e poi rivelatisi un fallimento clamoroso e che però, nel corso degli anni successivi all’uscita, hanno recuperato parecchio proprio grazie alle vendite di VHS e DVD. E grazie alla loro riproposizione sulla TV (in streaming o tradizionale).