Neo-prog italiano: Pandora

Dramma Di Un Poeta Ubriaco 

(CD, Btf – AMS 2008)

Sempre E Ovunque Oltre Il Sogno

(CD, Btf – AMS 2011)

Alibi Filosofico

(CD, Btf – AMS 2013)

Sprouts of Life

Pandora’s Music for the Research On Cancer

(Digital EP, Btf-AMS 2016)

Ten Years Like in a Magic Dream…

(CD, Btf-AMS 2016)

Inoltre: i Pandora hanno contribuito al progetto

A Flower Full Of Stars

A Tribute To The Flower Kings

(CD, Musea Records 2011)

e a

More Animals at the Gates of Reason

A Tribute to Pink Floyd

(2 CD, Btf – AMS 2013)

Genesis, Yes, PFM, New Trolls e Dream Theater. Questi i colori sulla tavolozza dei Pandora, i quali ad ogni modo si preoccupano di uscire dagli schemi e di evitare le previdibilità e tutto ciò che può sembrare banale. 

——> Formazione attuale
Beppe Colombo tastiere, Claudio Colombo batteria [e innumerevoli altri strumenti]

Ex membri: Corrado Grappeggia voce e tastiere, Emoni Viruet voce e percussioni, Christian Dimasi chitarra.

——> La genesi
Nascono nel settembre 2005 per iniziativa di Claudio Colombo (batterista), il quale crea un progetto musicale con i tastieristi Beppe Colombo e Corrado Grappeggia. Nel febbraio 2008, dopo diversi concerti, i Pandora firmano il loro primo contratto discografico con l’etichetta milanese AMS-BTF. Nello stesso mese, entra a far parte del gruppo il giovane chitarrista Christian Dimasi…

Dramma Di Un Poeta Ubriaco, 2008

 Dramma Di Un Poeta Ubriaco, primo CD della loro carriera, racconta storie tra modernità e mito. Artrock a tratti, un’ombra di jazz, tanto rock sinfonico e cantautorato eccelso caratterizzano le sette tracce che si snodano per fantastici 63 minuti. L’incipit equivale a scoperchiare il Vaso di Pandora (appunto): un collage di 90 secondi di voci provenienti da radio e TV, tutte annuncianti le negatività dei nostri tempi. Si parte con le tastiere che svettano e cominciano a duettare bellamente – e a dialogare – con le chitarre, ora pesanti ora gentili, con l’accompagnamento di una batteria a tratti furiosa. 

Avvincente è “March To Hell”, che ci proietta davvero, davvero, DAVVERO nel paradiso del progressive rock (RPI: Rock Progressivo Italiano; ma vi si sente anche il prog metal anglosassone). 

Si passa all’amabile e per certi versi datata canzone “Così Come Sei”, dapprima sognante, poi sempre più roboante. 

“Pandora” (11:43) è un altro strumentale. Dopo la lunga apertura spaziale di synth e una voce maschile recitante, nel successivo minuto e passa batteria e basso stabiliscono un sottofondo stretto e levigato. Poi le chitarre si uniscono alle tastiere, stabilendo le linee melodiche, mentre la chitarra metal e il pianoforte percorrono la metà del brano. Traccia solida e registrazione eccellente (cosa che riguarda l’intero album, del resto). Alla fine del quinto minuto, gli strumenti si ritirano per lasciare il posto a un assolo di piano stile “old time saloon”. Al sesto, esplode di nuovo il prog pesante e poi sopravviene la sezione degli archi Hammond e synth: come richiami (ma non ingialliti!) al Museo Rosenbach e alle Orme. L’organo esegue lentamente una sequenza di arpeggio in costante ascesa, simile a quella di Tony Banks in “Apocalypse in 9/8″… 

“Breve Storia Di San George”: canzone meravigliosa. Una miscela di chitarra acustica, flauto-Mellotron, calda voce italiana, orchestrazioni classiche, delicate sequenze di clavicembalo e un finale a base di gradevole assolo di flauto.

“Dramma Di Un Poeta Ubriaco”, la sesta traccia, dura circa 9 minuti. Rumori da osteria, quindi il passaggio da un pianoforte meditabondo al rock classico-sinfonico e, dopo, il canto di Grappeggia, qui con voce roca e più tesa, come si addice alla situazione. Melodie che definiremmo slaveggianti, almeno in generale (avete presente la Trans-Siberian Orchestra?) e, in chiusura, potente sezione di stampo operistico.

La composizione più elaborata è l’ultima traccia, “Salto Nel Buio” (sui 14 minuti). Molto varia; accattivanti atmosfere mutevoli, fluide, e idee musicali sorprendenti. Da un breve interludio con chitarra acustica e Mellotron, si scivola a una scaglia audio con nuances prog metal e a un assolo di vibrafono jazz. La parte finale è eccitante, con grandi sequenze di sintetizzatori e ritmi di batteria propulsivi, che sfumano lentamente.

Sempre E Ovunque Oltre Il Sogno, 2011

Video: https://www.youtube.com/embed/t5WTxMz4XXg


 Stessa formazione del primo album qui, con Beppe Colombo (synth, organo, cori), Claudio Colombo (batteria, percussioni, basso, chitarra acustica, synth), Corrado Grappeggia (voce, synth, organo, pianoforte) e Christian Dimasi (chitarra elettrica, cori). E, durante l’ascolto, ci è chiaro che la formazione piemontese ha voluto fare uno sforzo fuori del comune, per lasciarci un’opera diversa e unica.
Si inizia con una sorta di musica in panavision, bombastica. E forse ci si impiega un paio di minuti prima di entrare nello spirito vero dell’opera. Che è a tratti ridondante (wagneriana? ma sì, dài!) anche se offre qualche momento di lirismo, di tranquilla malinconia.Sempre E Ovunque Oltre Il Sogno è un disco complessivamente bello, che sfoggia un riuscitissimo lavoro di batteria, con vari riff di chitarra metal, qualche memoria di retro-prog (tastiere d’epoca…) e che, soprattutto, è caratterizzato dal tentativo di produrre sonorità nuove, inconsuete. 
“Il Re Degli Scemi”, sorta di introduzione all’opera seconda dei Pandora, è – come detto sopra – una gonfia faccenda orchestrale. Rappresenta l’apertura del sipario su un mondo… ultraterreno, più che onirico.”L’Altare Del Sacrificio”, un breve instrumental, ha una buona sezione ritmica. Siamo ancora all’antipasto, per così dire. È, questa, la seconda entrée.”L’Incantesimo Del Druido” è guidato da pianoforte e drums, prima dell’accelerazione tanto gradita. Al più tardi da qui, siamo dentro al mondo che i Pandora volevano illustrarci con tanta convinzione.”Discesa Attraverso Lo Stige” si apre con alcuni suoni della natura: quelli di un torrente forse (ebbe’, si parla del fiume Stige…); e vento, probabilmente pioggia. Poi, la chitarra acustica prende il sopravvento e dà l’indirizzo all’atmosfera che caratterizzerà l’intero brano. Trattandosi di un argomento abbastanza funereo (vedi titolo), si tratterà anche di un’atmosfera cupa. Si fanno apprezzare, tuttavia, le vibrazioni melodiose delle corde dell’acustica.”Ade, Sensazione Di Paura” è, altrettanto, un palcoscenico per la chitarra acustica. Sulle prime, comunque. Dopo due minuti, sopravverrà un suono pesante, introdotto dall’organo. Segue il sintetizzatore, a suscitare un clima ben temperato… e poi di nuovo l’atmosfera “heavy”, in un aumento di contrasti. Qua e là, è come udire i cori dei dannati.Lo sbalorditivo “03.02.1974” (data che fa riferimento a un evento di natura ben diversa dai precedenti: in quel giorno, si scatenarono gli effetti benevoli dovuti a un concerto dei Genesis) si apre con la chitarra acustica. Il canto si unisce al pentagramma come in una ballata cantautorale. Ma, ben presto, questa si rivela tutt’altro che una “normale” canzone: è un brano ricco di cambi di tempo e assolutamente non scevro di sorprese a livello di sonorità. (Con un evidente omaggio, verso la fine, proprio ai Genesis: quelli di Foxtrot e di Selling England…)
“La Formula Finale Di Chad-Bat” è un altro titolo-clou dell’album. C’è un recitativo d’Oltretomba (ma l’ambiente è mutato: ci troviamo nel mondo dei Celti), poi ecco la chitarra e… si parte con un ritmo molto buono, sostenuto. L’aria, dopo 2 minuti e mezzo, diventa assai spessa, ed entra in gioco la batteria a dettare il tempo di un finale ad libitum con frammenti di jazz-rock. “Sempre E Ovunque” è un vero e proprio epos della lunghezza di 23 minuti. Riecco l’intro di tipo orchestrale, il paesaggio si ravviva similmente che in una sinfonia di Shostakovic o Rachmaninov e, tramite il gioco doppio della chitarra elettrica e della batteria, veniamo introdotti in una composizione mutevole e ricca, che racchiude tutti i trucchi e tutti gli umori del grande e vero neo-prog. Dai Pallas a The Tangent, attraverso – direi io – i (però sono più recenti) Southern Empire, questa composizione dei Pandora sembra enciclopedicamente racchiudere l’intero progressive rock di impronta moderna. 
È un album a cui non si può dare un parere positivo, con le lussureggianti tastiere vintage (Moog, Hammond, piano elettrico Fender), i virtuosismi mai autocompiacenti, la serietà dell’argomento “Inferno” (di validità sempiterna) e degli altri temi trattati, e le “trovate” effettistiche mai gratuite né superflue. Un output che, se il cantato fosse in inglese, scambieremmo per l’opera di una band d’Oltreoceano o d’Oltremanica.
Ciascun brano è descritto nel booklet con un dipinto dell’artista americana Emoni Viruet. Lei, membro aggiunto della band, è anche autrice della copertina.
Dopo l’uscita di Sempre E Ovunque Oltre Il Sogno, Christian Dimasi decise di lasciare la band.

Alibi Filosofico, 2013

Con Dino Fiore (Castello di Atlante), David Jackson (Van Der Graaf Generator) e Arjen Lucassen (Ayreon) quali guests speciali.

Video: https://www.youtube.com/embed/-HO2NRJOcf4

La cover dell’album presenta un’immagine suggestiva: una persona con un viso dagli occhi e la bocca doppi, alla maniera di Picasso. La forma “graffito” dell’immagine ci prepara a un lavoro moderno e dinamico. Persino più all’avanguardia dei precedenti prodotti di questo gruppo. E difatti! Già la prima traccia, “Il Necromante, Khurastos E La Prossima Vittima” è una narrazione movimentata e ricca di svolte improvvise e… incroci pericolosi. Beppe Colombo suona le tastiere. Corrado Grappeggia – il cantante – è il secondo tastierista, secondo la formula che caratterizza i Pandora. Claudio Colombo aziona batteria, basso, chitarre, tastiere, flauto, cuatro, cori. 

Gli “aiutanti” sono in realtà degni co-protagonisti di quest’avventura straordinaria (poiché altro non è). Arjen Lucassen è al Minimoog e alla chitarra, Jackson – come risaputo – ai sassofoni ma suona anche il flauto e il tin whistle, Dino Fiore al basso, ugualmente al basso c’è Leonardo Gallizio (interessante articolo su di lui qui), Emoni non solo alla voce ma anche alle percussioni… e altri ancora.

L’album contiene sette tracce. E le prime due, “Il Necromante…” e la seconda che si intitola “Né Titolo Né Parole”, riprendono la saga di Chat-Bat, saga iniziata nel disco precedente. “La Risalita” e “Apollo” sono strumentali un po’ sulla falsariga del brano “Pandora”, che è presente nel primo album Dramma Di Un Poeta Ubriaco.https://www.youtube.com/embed/pdVFMlL9Ihc

 I fiati di Jackson sono tra gli ingredienti vincenti di Alibi Filosofico, insieme alla voce di Emoni Viruet.

Il mix di atmosfere vintage e risonanze moderne è brillante. 

Nel ricco booklet, ogni brano è descritto con un dipinto e un racconto di Claudio Colombo…

Ma torniamo a commentare le singole tracce. Lo strumentale pianistico “La Risalita” descrive la fuga dalle acque infide dello Stige da parte di Pandora, che vi era intrappolata dopo il suo incontro con Ade, dio degli Inferi.
La storia (raccontata nel libretto) continua con “Apollo”, sorta di sogno psichedelico della protagonista, che si smarrisce in un labirinto di suoni e melodie dopo aver incontrato il dio della musica e della danza. Alla fine, lei si sveglia nel bel mezzo di una festa di villaggio. E inizia a danzare. 

Il vivace e jazzato “Tony Il Matto” è dedicato alla memoria di Antonio Ligabue, uno dei più importanti pittori naïf non solo italiani. Una vita tra genio e follia trascorsa a vagare lungo il Po…

“Sempre Con Me” inizia dolcemente, l’atmosfera è sognante. La canzone racconta di un amore talmente forte da trionfare sul tempo. 

Il lungo brano finale, “Alibi Filosofico”, descrive al contrario un amore in crisi, incapace di sopravvivere alle difficoltà della vita.

Album eccellente, ancora una volta. Album “a capitoli”, recepibile forse maggiormente da chi è già in confidenza con i Pandora e ne ha seguito il percorso fino a questo punto. 

Ten Years Like In A Magic Dream…, 2016

Video: https://www.youtube.com/embed/videoseries?list=OLAK5uy_kyTQ237dQXz7GUvg4_SIhuT7r1u0yjszc


Tracklist

Fragments of the Present: 

01. Always and Everywhere– Overture: Fantasia in Pandora Major 

02. The way you are 

03. Turin 03.02.1974 

04. Drunken Poet’s Drama 

Temporal Transition: 

05. Passaggio di Stagioni    – Lamenti d’Inverno    – Canto di Primavera (Banco del Mutuo Soccorso) 

Fragments of the Past: 

06. Second Home by the Sea (Genesis) 

07. Man of a Thousand Faces (Marillion) 

08. Ritual – Part 2 (Yes) 

09. Lucky Man (Emerson Lake & Palmer)

 Qui come “special guest” c’è Vittorio Nocenzi (Banco Del Mutuo Soccorso, Moog in “Canto Di Primavera”) oltre, di nuovo, a David Jackson, al violinista Andrea Bertino (Gli Archimedi) e, ancora, al bassista Dino Fiore dei Castello di Atlante.  La scelta di cantare i brani in inglese è dettata da un fatto semplicissimo: l’album nasce anche dalla necessità di omaggiare i grandi del progressive rock internazionale, come gli Emerson, Lake & Palmer. (Nell’album precedente, la traccia “Né Titolo Né parole” era stata dedicata al rimpianto Jon Lord).

L’album dunque esce nel 2016 e giusto in quell’anno, tra il 7 e l’8 dicembre, si è spento il grande Greg Lake. La fortunata “Lucky Man”, scritta proprio da Lake, diventa il nuovo single dei Pandora.

Questo loro quarto LP è in primis un autoriconoscimento alla propria carriera, iniziata dieci anni prima o poco più. Emoni Viruet, cantante, come abbiamo visto, nonché pittrice, è, di nuovo, autrice della copertina, davvero bella. L’artwork è nello stile dei colori del capolavoro prog-rock In The Court Of The Crimson King.

Quale omaggio ai Grandi del passato, sono state incluse le cover di “Second Home by the Sea” dei Genesis, “Man of a Thousand Faces” dei Marillion, “Ritual – Part 2” degli Yes e – appunto – “Lucky Man” degli ELP, riarrangiate con la voce raffinata della Viruet.

Il titolo dell’album, Ten Years Like In A Magic Dream, ha un suono malinconico e gioioso a un tempo. Come è del resto l’output tutto dei Pandora, musicisti capaci di richiamare atmosfere di ieri che però si replicano – con variazioni dovute al tempo che passa – finanche nella realtà musicale dell’oggi.

Ondarock scrive a proposito di Ten Years Like In A Magic Dream:

I Pandora ripercorrono la propria storia dal presente alle origini, dividendola in tre capitoli; il presente, caratterizzato da versioni alternative di quattro brani della loro precedente discografia cantati in lingua inglese; una fase intermedia che omaggia i giganti del miglior prog italiano, il Banco; infine i frammenti dal passato, un vero inno al prog che fu, quello che oggi definiamo classico ma che in origine era rivoluzione. 

Tra l’altro, gli amatissimi Genesis ricevono dai Pandora il posto d’onore che spetta loro grazie alla traccia “Turin 03.02.1974”, dove viene ricordato uno dei concerti del tour italiano della band di Peter Gabriel & Co.

Continua Ondarock:

Il risultato è una sorta di festa progressive che – negli anni della scomparsa di Keith Emerson, Greg Lake, Francesco Di Giacomo e Chris Squire – non può che fare piacere. 

E infatti! Grandissimo album-tribute, che non dovrebbe mancare in nessuna collezione degli amanti del progressive… e della musica in generale!

Video: https://www.youtube.com/embed/VLJg6OOzC1o

Homepage dei Pandora
I Pandora su Facebook

Il Coronavirus e gli sforzi, da parte dei due Colombo, per dedicarsi alla costruzione di Architetture Sonore (sala prove, studio di registrazione e scuola di musica) hanno in pratica arrestato l’attività dei Pandora. Anche perché gli altri due membri (Grappeggia e Viruet) hanno deciso di imboccare altre strade.
Tuttavia, il prossimo capitolo del romanzo dei Pandora arriverà di sicuro…   

Video: https://www.youtube.com/embed/QuJzXbbjxnM