Quel che Disse il Tuono (il loro debut-album)

Sonorità Anni 70 / ora e qui.
Un viaggio freudiano-junghiano concepito tra Milano e la Brianza e destinato… to the whole world.

Osservo il mio volto specchiarsi in sé,
nel gioco d’un riflesso scuro da cui nasce il Trauerspiel.
Imago sono, ed uomo.
Si erge alta e splende, la seduzione dello specchio, di fronte a me.
Come un giovane soldato, ho bocca aperta e testa nuda.

Si apre così Il Velo Dei Riflessi.

Trailer

Suono originalissimo! Per questo, non si tratta di un prodotto per le masse ma per veri appassionati.
 
Già il nome del gruppo ha tutta una storia a sé. È un omaggio a Waste Land di T.S. Eliot. (“Quel che disse il tuono” o “Ciò che il tuono disse” è il titolo del quinto canto del poema.) La leggenda del Sacro Graal e quella del Re Pescatore, in Eliot, servono anche per riferimenti – poco lusinghieri – alla società britannica del suo tempo. 

Sedetti sulla riva
A pescare, con la pianura arida dietro di me
Riuscirò alla fine a porre ordine nelle mie terre?
Il London Bridge sta cadendo sta cadendo sta cadendo
(…)                                T.S. Eliot

Un sottotono critico può essere individuato anche nei testi della band, pur se l’attenzione si focalizza sulla musica.
Nero come assenzio scorre il mio sangue. / La mia anima scura stringe la notte piena di niente…


Breve storia dei QDT

 

Gennaio 2019. L’ex Unreal City Francesca Zanetta (chitarra e synth strings) si unisce con Roberto “Berna” Bernasconi (basso, voce) e Alessio Del Ben (batteria, tastiera e cori) in un sodalizio artistico. A loro si aggiunge presto Niccolò Gallani (piano, keyboards, flauto) che conosciamo dai Cellar Noise. Il quartetto decide di chiamarsi Quel che Disse il Tuono.
La AMS li prende sotto contratto e a novembre 2019 iniziano le registrazioni. Usano perlopiù strumenti vintage, ma translati nella dimensione sonora da Terzo Millennio… Un passaggio che viene effettuato cercando comunque, il più possibile, di evitare il digitale. (Anche durante i live, il digitale è in netta inferiorità.)
 
Il Velo Dei Riflessi, questa loro opera prima dunque, racconta di una personalità multipla che acquisisce coscienza della propria realtà patologica. (Viene usato il paragone emblematico dei vari specchi.) Ogni parte di sé erompe all’esterno… fino al momento catartico.

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IL VELO DEI RIFLESSI

1. Il paradigma dello specchio
(Primo Specchio)

2. Figlio dell’uomo
(Secondo Specchio)

3. Chi ti cammina accanto?
(Terzo Specchio)

4. Il bastone e il serpente
(Quarto Specchio)

5. Loro sono me
(Catarsi)

Già in fase di creazione e registrazione dell’album, la band aveva intrapreso una fitta attività di booking che avrebbe dovuto portarla in America, Europa, Italia, Estremo Oriente… Poi però è intervenuto il §*%*$@virus a metterle i bastoni tra le ruote.

Il tour promozionale salta… ma solo in parte

A novembre 2019 (il disco è uscito a marzo 2020) avrebbero dovuto essere al Club Il Giardino (Lugagnano di Sona, Verona) insieme agli Alphataurus, e in Giappone e Corea sempre con loro. Francesca Zanetta ci racconta che il tour americano è fissato per maggio 2021 e che si spera non salti anche quello. Molte delle locations che avevano visto esibirsi gli Unreal City sarebbero state felici di ospitare questa nuova realtà prog. Saltato anche il concerto del maggio 2020 in Canada… Sono previste date italiane (come ad esempio all’Angelo Azzurro di Genova) ma ovviamente non si sa quando. A maggio 2021 ci sarebbe il Progfrog di Casina Caremma (Besate, MI)… 
La promoter, Marina Montobbio, sta lavorando alacremente per rifissare le gig e i concerti. Intanto comunque l’opera (su CD e vinile) viene recensita dai siti e magazines specializzati (ultimamente da Mat2020).

Si passa da brani dove il lirismo la fa da padrona (“Chi ti cammina accanto?”) ad altri dove c’è un amalgama di hard e symphonic rock (“Il bastone e il serpente”). Il clangore delle corde di acciaio forma un reticolato dove va ad adagiarsi la trama dei sintetizzatori, con occasionale addobbo di velluto pianistico.
In generale c’è la propensione, da parte dei quattro di QDT, a non propinare nulla di scontato; e così in molti casi la melodia si spezza per lasciare il posto a una nuova sequenza di note.

Uno dei brani migliori dell’album. Dentro me lo spirito di un santo, di un sanguinario. / Io nato folle, fiamma e carbone…

     

È un ascolto non pesante ma che pretende una certa attenzione, visti anche l’impegno e i nessi culturali. La caratteristica più interessante è la strumentazione “classica” adattata ai tempi moderni. L’equipment comprende:

Tastiere: Hammond C3 con Leslie 122, Farfisa Matador, Piano a coda e piano verticale (ambedue tedeschi, inizio ‘900), Farfisa Compact Duo con ampli Farfisa, Fender Rhodes Mark II 88 tasti, Eminent solina Strings, Nord Electro, Mellotron M4000D, Organetto Antonelli, Fender Rhodes Mark II 73 tasti, Moog Voyager Performer…
… fino a un paio di organetti giocattolo di inizio Anni 60 della Bontempi e amenità varie.

Basso: Fender Jazz. Rickenbacker 4001 Anni 70 su ampli Ampeg.


Chitarre: Fender Stratocaster anno 1972 su ampli Hiwatt DR103 del 1979.



 
 
Prodotto da Matthias Scheller
per AMS Records

Finito di registrare nel Gennaio 2020
presso Studio2 di Padova
www.studio2club.it
www.facebook.com/studio2club

Ingegnere del suono:
Cristopher Bacco

Masterizzato presso:
Audiomaster di Marco Lacchini

Design & layout:
Elisa Legramandi
www.elisalegramandi.com

AMS Records – www.ams-records.it

Worldwide distribution by BTF – www.btf.it