Carrozzoni di carnevale

(A un’amica)

Salve!

Avrei voluto solo metterti un pollice in su stavolta, qui nel programma di e-mail, perché sono stato fuori alla sfilata dei carri e mi sento un po’ stanco. Poi mi sono ricordato che questo metodo, nelle lettere elettroniche, non è concepibile (a meno che uno non mandi al suo corrispondente l’immagine di un pollice all’insù anziché un paio di righe; ma che senso avrebbe?). Comunque, adesso che ho iniziato a scriverti, vedo che la stanchezza sembra essere stata rintuzzata: probabilmente dal movimento delle dita che volano sulla tastiera; il sangue scorre più veloce e arriva a irrorare il cervello, fungendo da vettore di dopamina.

Grande giorno oggi per il nostro paesotto: c’è stata, come dicevo, la sfilata dei carri di carnevale. Niente di straordinario. La maggior parte di essi sfoggiavano scritte e simboli inneggianti alla pura deboscia (réclame per un pub, per una birreria, per una discoteca… o, al limite, per una certa azienda di mobili). E, quando si dice deboscia, si pensa agli adolescenti o su di lì. Infatti, gli occupanti, i passeggeri, erano tutti molto giovani; la gioventù celebra se stessa, in qualsiasi occasione e in ogni epoca. Necessitano lo “sballo”, ma non è neanche questo: è già un’eccitazione fortissima, un’emozione che fa bene al cuore e ai sensi, lo stare insieme a coetanei, a individui coevi, che parlano il tuo linguaggio e conoscono gli stessi personaggi dello spettacolo nonché le marche di vestiti, i brand di oggettistica varia… dettagli che sono come lo shibbolet e automaticamente tagliano fuori gli adulti… e sapere di avere davanti a sé una caterva di anni a disposizione. Io me lo ricordo com’è, essere giovani.

Ma non tutto, nella sfilata odierna, era sotto l’insegna della pura futilità: c’erano un paio di carrozzoni – anzi: tre – a tema: uno di essi faceva la pubblicità ai pompieri di un paese limitrofo (qui, i pompieri sono nella maggior parte volontari), i quali organizzeranno una festa ‘open air’ a giugno, come si evinceva dalle scritte sui lati del carrettone (i party dei pompieri e di altri corpi nati per prestare servizi alla comunità servono… sì, a divertirsi e a rimarcare, a confermare, l’identità associativa; ma anche, naturalmente, a raccogliere fondi). Gli altri due erano carri di protesta. Uno trasportava la riproduzione di un mammut e mostrava davanti, ai lati e sul retro scritte scherzose del tipo: “Crescono i costi dell’energia? Noi ci riscalderemo al falò!” Gli occupanti di questa unità mobile erano bardati a guisa di uomini e donne delle caverne: decrescita radicale! L’altro carro di protesta era invece carico di dipendenti ospedalieri (quasi tutti in mutande: indossavano solo un camice da infermiere / da medico o, peggio, un camice da paziente, di quelli aperti dietro) che miravano a polarizzare l’attenzione del pubblico (caso mai ce ne fosse ancora bisogno) sul fenomeno della moria di ospedali e cliniche. La sanità è ormai largamente privatizzata pure qui in Germania e le società che investono nel settore mirano soprattutto a far soldi, non sono associazioni di beneficenza, ergo: a perderci sono in primis i malati, in secundis il personale. In molti angoli della Bundesrepublik, per raggiungere una clinica un cittadino deve compiere persino oltre cento chilometri, i dipendenti di tali strutture sono numericamente scarsi, le paghe non idonee eccetera.

C’era un bel po’ di gente questo pomeriggio nel centro di Wasserburg e per fortuna non ha piovuto, come invece era stato prognosticato. Dai carri, dalle carrette, dai carrozzoni – tutti trainati da trattori, da “Bulldozer” come si dice in bavarese, più o meno addobbati – venivano lanciati dolciumi. Il baccano che facevano alcuni degli impianti di musica situati a bordo di tali costruzioni simil-trabucco era incredibile: tremavano non soltanto le finestre ma anche i muri delle case. Ho visto tanti tristi pagliacci, e non lo dico per criticare chi si maschera: è solo una constatazione. Il ritmo delle “canzoni” a volume altissimo era binario, perlopiù: il 2/4 è l’ideale per battere il piede, oscillare il busto o muovere la testa su e giù come i pupazzetti. Numerose persone fumavano e bevevano stando al bordo delle strade: una fatina accanto a un orso, uno stregone vicino a un cowboy. I bambini erano palesemente storditi da tanto baccano e dalla confusione, per tacere dei poveri animali (qualche furbone si è portato il cane appresso).

Ho assistito da solo alla processione, poi  casualmente ho scorto mia moglie tra la gente, siamo rimasti laggiù ancora un po’, tra le tante facce sconosciute (erano quasi tutti visitatori venuti dai paesi limitrofi; molti dei carri erano stati organizzati dal rispettivo Faschingsverein di questi qui di fuori, non dall’associazione di carnevale di Wasserburg) e siamo, in ultimo, risaliti nella tana.

Ci risentiamo! Ciao… (Vado già adesso a nanna.)